Riassunto de Il Piccolo Principe di Saint Exupéry, capitolo XIII: Il pianeta dell’uomo d’affari

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Il piccolo principe
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Questo è un estratto dell’analisi narrativa del racconto per bambini Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, un bestseller mondiale della letteratura per bambini e della letteratura in generale.

In questa analisi usiamo i concetti dei nostri corsi di sceneggiatura.

Riassunto de Il Piccolo Principe di Saint Exupéry, capitolo XIII: Il pianeta dell’uomo d’affari

“Il quarto pianeta era quello dell’uomo d’affari. Si accorge a malapena dell’arrivo del piccolo principe, e procede a contare un sacco di numeri, finendo con un totale di oltre 500 milioni.

La ripetizione del motivo del numero piace agli adulti.

Struttura: doppia esposizione di due trame intrecciate che si svolgono simultaneamente. In uno, il piccolo principe, Hero, continua la sua esplorazione dell’universo. Nell’altro, l’uomo d’affari nella posizione di Eroe mira a contare senza sosta.

Il piccolo principe chiede cosa sta contando l’uomo d’affari, perché è così occupato a contare che non lo sa nemmeno lui. Lui dice: “Sono serio”. Il narratore sottolinea ancora una volta che “mai in vita sua [il piccolo principe] aveva rinunciato a una domanda, una volta che l’aveva posta”.

Struttura: trigger. Lo schema attanziale della seconda trama è completato, con il piccolo principe nella posizione di Antagonista, impedendo all’Eroe di contare.

Ripetizione del motivo: seconda apparizione della frase “Io sono serio, io”, che ripete l’idea precedentemente attribuita all’aviatore nel capitolo VII, e contro la quale il piccolo principe si era arrabbiato. Questa formulazione, che già ripeteva la critica dell’aviatore alle persone ragionevoli, che vedevano solo un cappello nel disegno del boa-elefante, sarà ripetuta più volte dall’uomo d’affari…

La terza ripetizione del motivo dell’ostinata curiosità del piccolo principe.

Invece di rispondere, l’uomo d’affari conta il numero di volte che è stato disturbato nei suoi conti, menzionando precisamente il numero di anni che sono trascorsi tra ogni interruzione, il che produce un effetto ancora più assurdo; poi comincia a contare di nuovo.

Struttura: ingresso nell’atto II, che si applica alle due trame simultanee.

Il piccolo principe chiede di nuovo: “Milioni di cosa? La sua determinazione sta calando, l’uomo d’affari menziona “quelle piccole cose che a volte si vedono nel cielo”. Insoddisfatto, il principe volle saperne di più, e dopo alcuni tentativi infruttuosi, scoprì che erano in realtà delle stelle. Il piccolo principe vuole sapere cosa se ne fa l’uomo d’affari; quest’ultimo ribadisce la sua serietà e risponde che li ha, che servono a renderlo ricco, il che a sua volta serve a comprare altre stelle, una logica circolare che il piccolo principe paragona a quella del bevitore.

Doppia intertestualità interna, sul tema delle stelle e sull’assurda logica psicologica dei personaggi incontrati dal principe.

Di fronte al piccolo principe, che si chiede se le stelle possono davvero essere possedute, l’uomo d’affari sostiene che ciò che non appartiene a nessuno appartiene alla prima persona che lo trova, e quindi le stelle appartengono a lui. Cosa fa con le sue stelle? Li gestisce, li conta, riaffermando che è un uomo serio. Il principe contesta questa logica di appropriazione, ma l’uomo d’affari va avanti con la sua idea, sostenendo di poter mettere in banca le sue stelle, cosa che il principe trova molto più poetica che seria.

Struttura: l’atto II finisce, in un modo delirante.

Il principe afferma infine la propria idea di possesso, riferendosi alle cose che gestisce: il suo fiore e i suoi vulcani. La sua idea di possesso si basa sull’utilità della cura che dà al suo fiore e ai suoi vulcani, e replica all’uomo d’affari che non è utile alle sue stelle, il che inchioda l’uomo d’affari.

Struttura: crisi (il piccolo principe afferma la sua concezione del possesso, che contraddice direttamente quella dell’uomo d’affari) e climax (l’uomo d’affari, per la prima volta, non ha nulla da ribattere).

Il piccolo principe se ne va, notando ancora quanto siano strani gli adulti.

Ripetizione sistematica della ragione di questa conclusione ad ogni nuova riunione.

Un’osservazione fondamentale: come abbiamo già visto, Saint-Exupéry non ha avuto paura di denunciare radicalmente la logica commerciale del mondo capitalista che era il suo e che è ancora il nostro.

È quindi con crudele ironia che notiamo quanto la sua famiglia e i suoi successori editoriali (in particolare Gallimard) abbiano tradito e contraddetto la posizione dell’opera a favore di una pratica di vita non commerciale, e distorto il suo messaggio vendendo i diritti di riproduzione per servire tesi che non ha mai contenuto, affidando questi diritti di riproduzione a società e imprese piene di monarchi assolutisti, contabili isterici e uomini d’affari che hanno fretta e sono interessati solo ai numeri che danno per scontati.

Se Saint-Exupéry non fosse tragicamente morto nel suo aereo al largo di Marsiglia nel luglio 1944 prima di poter assistere al successo folgorante della sua opera e senza lasciare un testamento, si immagina che avrebbe lasciato in eredità la sua futura fortuna alle sole persone che ne avevano veramente bisogno: i bambini poveri, per esempio.

Questo era un estratto del nostro riassunto + analisi del capitolo 13 del Piccolo Principe.

Vuoi scrivere una storia per bambini? Prendete un bambino, un aviatore, una pecora, un boa, le stelle, gli asteroidi, la terra, il deserto… versate ettolitri di amore per la lettura, mescolate bene, è pronto! In breve, studiate Il Piccolo Principe e prendete a modello le tecniche di scrittura dell’autore!

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